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CORRIERE.IT – Locanda dei Girasoli, chiude il locale gestito da ragazzi con sindrome di Down: «Aiutateci a riaprtire»

Un debito di 150mila euro, clienti in forte calo. A Roma, dopo 22 anni, chiude la «Locanda dei Girasoli», il ristorante-pizzeria gestito da ragazzi con sindrome di Down. L’appello del presidente Enzo Rimicci e la risposta di Regione e Comune

Locanda dei Girasoli, chiude il locale gestito da ragazzi con sindrome di Down: «Aiutateci a riaprtire»

«Ce ne andiamo in silenzio, come siamo arrivati». Si congeda così, con un post affidato a Facebook (e un messaggio in segreteria telefonica), lo staff della Locanda dei Girasoli, il ristorante-pizzeria di via dei Sulpici al Quadraro, Roma, gestito da una cooperativa di ragazze e ragazzi affetti da sindrome di Down. Porte sbarrate. Non ci sono più risorse per andare avanti. Il lungo periodo di restrizioni e chiusure, causa pandemia, e la conseguente penuria di clienti non hanno lasciato scampo.

Un colpo durissimo per Enzo Rimicci, 57 anni, presidente della locanda oltre che di Sintesi, Società cooperativa sociale Onlus che gestisce 700 persone tra Roma, Napoli e Palermo, di cui l’85 per cento affette da disabilità, anche importanti. «Abbiamo riaperto, per la prima volta dal 2019, lo scorso 3 settembre con la speranza nel cuore per i nostri ragazzi — 20 tra ristorante e pizzeria — e le loro famiglie. E lo abbiamo fatto anche grazie ai tanti aiuti che ci sono arrivati».
Tra questi un finanziamento di 48mila euro accordato nel 2020 dalla Regione Lazio tramite Arsial (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio). «Da settembre a dicembre abbiamo incassato l’equivalente di meno di un mese nel 2019, quando la situazione pareva andare per il verso giusto. Ora, con un debito di 150mila euro non ci sono più gli estremi per proseguire», ammette Rimicci con le lacrime agli occhi e la voce rotta di chi ha messo tutto se stesso per quella che ritiene una famiglia.

Roma, Locanda dei Girasoli, pizza time

Roma, Locanda dei Girasoli, pizza time

Centocinquantamila euro per ripartire. Non sono poi così tanti soprattutto quando in gioco c’è il futuro di persone disabili con tanta voglia di mettersi in gioco e stare dentro ai confini della società. Questo le Istituzioni lo stanno capendo.


«Lunedì scorso — continua Rimicci — abbiamo incontrato Andrea Napoletano, il capo di gabinetto della giunta Zingaretti. Con lui anche Tobia Zevi, assessore al patrimonio e alle politiche abitative di Roma Capitale, e la consigliera regionale Marta Bonafoni. Una chiacchierata proficua durante la quale è emersa l’ipotesi di un trasferimento della locanda in una location di proprietà del Comune. Non chiediamo di meglio, restiamo in attesa».

Intanto i venti ragazzi, tra i 21 e i 46 anni, sono con le loro famiglie. Stefania Scarduzio, responsabile relazioni esterne e marketing della locanda, parla di una «situazione difficile da accettare. I ragazzi stanno vivendo un periodo di profonda tristezza. Hanno piena consapevolezza di un futuro che, lavorativamente parlando, potrebbe venir meno, ma non si arrendono. Durante tutti i mesi di chiusura ci siamo organizzati con videolezioni di inglese e ginnastica. Un modo per tenerli attivi. Ma loro vogliono tornare in cucina e in sala dove, peraltro, acquisiscono un mestiere e imparano a diventare autonomi. Senza contare che amano il contatto con la gente ed è proprio in questo contesto che si esprimono al meglio».

Simone, Ettore, Federico, Emanuele sono soltanto alcuni dei ragazzi impiegati alla Locanda dei Girasoli. «Io faccio il caposala», ci dice Simone, 32 anni, nel corso di una videochiamata con accanto mamma Annamaria. Sorride, è entusiasta del suo ruolo che non intende mollare. Lo rendeva orgoglioso controllare i tavoli affinché fosse tutto impeccabile prima dell’arrivo dei clienti. Si sentiva d’aiuto quando prendeva le ordinazioni con rigore e precisione. E un occhio di riguardo per le belle ragazze per le quali ha sempre avuto un debole. Una su tutte la cantante Emma, il suo idolo che sogna di poter «fare accomodare e servire» alla locanda. Proprio come ha fatto la collega Alessandra Amoroso che, in via dei Sulpici, è stata. «A Emma farei preparare un menu tutto speciale — puntualizza Simone — e le mostrerei il quadernone che le ho dedicato. L’ho fatto con le mie mani, è bellissimo, sai?».

Ettore, invece, è uno di tre fratelli: la sorella è disabile mentale. A settembre 2021, il giorno della prima riapertura del locale da che è cominciata la pandemia, ha perso la mamma. «Se ora scemasse anche l’opportunità di stare a contatto con quella gente che tanto ama sarebbe troppo», sottolinea Stefania.

Roma, Locanda dei Girasoli, la cantante Alessandra Amoroso con Ettore

Roma, Locanda dei Girasoli, la cantante Alessandra Amoroso con Ettore

«Dal 2013 a oggi abbiamo speso un milione e seicentomila euro nel tentativo di assicurare un futuro alla locanda. E lo abbiamo fatto grazie al lavoro appassionato di disabili per altri disabili — tiene a precisare Rimicci —. Crediamo fortemente in quella che, per noi, è una operazione sociale. Un progetto che, negli anni, ha formato 300 ragazze e ragazzi con sindromi cognitive. E che ha come altro obiettivo quello di regalare alle famiglie una prospettiva. Qui vengono genitori con bimbi piccoli affetti da sindrome di Down. Persone che vedono altri ragazzi disabili prendere ordinazioni, effettuare pagamenti con il bancomat, cucinare, servire ai tavoli. Capiscono che c’è un’alternativa per loro. Un’alternativa che non riusciamo più a garantire. Chiediamo aiuto, vogliamo continuare a esistere per regalare sorrisi con il nostro entusiasmo».

Perché mangiare alla locanda — che sia una tonda alla pizzeria o un piatto del menu à la carte al ristorante — è sì un’emozione. Lo sa bene Alessandra Amoroso che Ettore adora. E chissà, magari lo scoprirà anche Emma Marrone che Simone aspetta a braccia aperte. In via dei Sulpici o altrove poco importa. Lui l’aspetta. Alla locanda…